Dalla lettura di “Peter Eisenman. Lotta al cubo”, Antonino
Saggio
The Virtual House
“The virtual is
opposed not to the real but to the actual. The virtual is fully real insofar as
it is virtual.”
(“Il virtuale si oppone non al reale ma all'attuale. Il virtuale è
completamente reale nella misura in cui è virtuale.")
G. DELEUZE, DIFFERENCE AND
REPETITION
Peter Eisenman sostiene l’autonomia sintattica dell’architettura: in
particolar modo nella prima fase di sperimentazioni l’architettura è vista come
testo, escludendo qualunque altro valore comunemente assegnatole. La serie di
case, significativamente intitolate House I, II, III… rappresentano delle pure
esercitazioni, mosse tanto dalla “crisi” derivata dalla fortuna del movimento postmoderno
quanto da un’insaziabile voglia di comprendere le infinite possibilità della
propria ricerca architettonica.
Le opere di Eisenman, siano esse realizzate, disegnate o modellate, sono
mosse da una l0gica essenzialmente vettoriale, come egli stesso sottolinea in svariate
occasioni. Già a partire dalle House sopra citate, pur se a livello “embrionale”,
piani e volumi sembrano poter traslare e ruotare come fossero entità appoggiate;
con la tecnica del “palinsesto” i “layer spenti” riemergono plasmando i movimenti
delle nuove architetture; le strutture che pone in “between” si conficcano
dinamicamente tra l’esistente. Con la Guardiola House (1988) il concetto di vettore
irrompe con tutta la sua forza: movimenti oscillatori generano campi virtuali
che possono reificarsi o meno, lasciando in ogni caso traccia della loro celata
presenza.
Il tema del campo virtuale è estremamente caro ad Eisenman al punto che,
rielaborando il concetto spaziale della House IV, vi dedica un testo (Virtual
House, 1987). E il progetto omonimo del 1997 è emblematico. “La casa viene astratta in
nove cubi. Questi nove cubi costituiscono un potenziale campo di relazioni
interne e condizioni di connettività. Ogni connessione può essere
espressa come vettori che agiscono in un dato campo e il movimento di ogni
vettore nello spazio e nel tempo comporta modifiche del campo stesso: le tracce
che ogni vettore lascia nel suo spostamento. Ogni potenziale connessione può
essere espressa come un vettore. Ogni vettore ha un campo di influenza che
attualizza il suo movimento virtuale nel tempo. Questa attualizzazione viene
visualizzata attraverso l'effetto di ogni vettore sulle linee all'interno del
suo campo di influenza. Le linee e le loro proprietà geometriche diventano
forze. Per ogni vettore, gli attributi sono stati impostati arbitrariamente per
descrivere il suo campo di influenza. I movimenti e le interrelazioni sono
stati prodotti da questi attributi, che ora sono visti come vincoli che
influenzano la posizione, l'orientamento, la direzione e la ripetizione di
qualsiasi vettore all'interno dello spazio. Questi vincoli operano l'uno
sull'altro come forze locali. Ogni vincolo agisce e reagisce in base a tre tipi
di campi di influenza: punti, orientamento e direzione. Le condizioni di
ciascun vettore vengono registrate, non vincolate o vincolate, come una serie
di tracce.” (da https://eisenmanarchitects.com/Virtual-House-1997
)
Questo intrecciarsi di parole mi è sembrato estremamente significativo:
le linee virtuali si oppongono all’attuale in quanto esse rappresentano la
registrazione di tracce generate dal movimento spazio-temporale dei vettori, il
quale modifica istante per istante i campi (quello che è l’attuale viene meno
non appena si è reso manifesto!). Allo stesso tempo, nel momento in cui il
movimento vorticoso dei vettori viene fermato e congelato in forme, il virtuale
cessa in un certo modo di essere reale, ossia “perde la sua virtualità” e
diviene “attualità”.
In Virtual House Eisenmann spinge al limite la sua "lotta al cubo": del cubo non resta che la memoria a ritroso delle linee che lo hanno modificato. Il cubo c'è e non c'è, o meglio esiste ma in un'altra dimensione spazio-temporale...