Ridefinire i confini dell’architettura -Paesaggio,
Paesaggio mentale, Strumento-
Pensando ai temi trattati a lezione e specialmente quello
di “paesaggio” inteso come rappresentazione
estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione,
di una parte del mondo” (Antonino Saggio, Introduzione
alla rivoluzione informatica in Architettura), mi è sorta spontanea una
riflessione. Il paesaggio inteso come costruzione mentale implica che noi
possiamo vedere e condividere quella determinata rappresentazione estetica che
della realtà si ha, ma come sarà questa “rappresentazione” per le persone che
“vedono” diversamente da noi? Ipovedenti o che non vedono proprio? Sicuramente
anche loro avranno una loro “rappresentazione condivisa”, ugualmente valida, e
per certi aspetti molto più sensibile, ma comunque diversa!
E da questa riflessione nasce
il Concept che ho pensato potesse essere pertinente al ragionamento, dove la
crisi è la condizione di “ipovedenza”. Immaginiamo una persona ipovedente ad
esempio nel 1300: non poteva di certo cogliere il paesaggio dei Lorenzetti
-nemmeno immaginarselo!- ; ne avrà avuto uno suo, ma probabilmente così diverso
dai normo vedenti da far sì che questa condizione in un certo senso pesasse
molto, sul modo di percepire la realtà e sulle condizioni di vita stesse.
Immaginiamo questa stessa persona prendere una macchina del tempo e trovarsi
nel mondo di oggi. L’avanzamento delle conoscenze aiuta oggi le persone
ipovedenti a condurre una vita “normale”, e anche la progettazione in
quest’ambito gioca la sua parte. Non solo abitazioni dove è più facile e
immediato muoversi, prive di spigoli e sporgenze, ma ambienti dove la domotica
entra come strumento progettuale determinante per rendere il più possibile
autonoma la persona nelle operazioni della quotidianità. E l’Information
Technology non si ferma qui: oggi è possibile grazie alle nuove tecnologie
sviluppare i sensi di questa persona, potenziare la vista con occhiali e
visori che consentono, anche grazie all'uso di ultrasuoni, di orientarsi nello spazio, avere immagini più nitide di quel
che li circonda, usare telefoni e tablet. Quella stessa persona ipovedente
grazie alle strumentazioni sviluppate e in continuo avanzamento, sarebbe oggi
capace di cogliere, in larga parte, il significato di quella “rappresentazione
estetica” dei Lorenzetti, rielaborata dai software -strumenti dell’I.T.- e
ricomunicata grazie a visori speciali -a loro volta strumenti-.
Rielaborazioni "concettuali" personali dell'Allegoria del cattivo e del Buono governo: come la vedrebbe una persona ipovedente e come software attuali potrebbero rielaborarla e ricomunicarla